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Il santuario della Vergine del Trompone, protettrice dei malati di epilessia

MONCRIVELLO. Non lontano dalle pendici della collina di Moncrivello (Vc), laddove la pianura padana si allarga, e al tempo stesso  sfiora le prime propaggini moreniche che anticipano la Serra d’Ivrea, sopra una “trompa” o un “trompon” (termini dialettali con cui i locali definiscono il ceppo di un grosso albero, abbattuto per cause naturali o per essere utilizzato come legna da ardere o da costruzione), ai bordi di un campo, il 26 giugno del 1562, la Beata Vergine Maria apparve, a Domenica Millianotto, detta la Milianòta, di Cigliano. La natura si era davvero accanita contro di lei: ne aveva fatto una donna minuta, piccola di statura, gibbosa e ricurva, quasi incapace di parlare e con frequenti crisi di epilessia (il “mal caduco”, come si chiamava allora). La donna trascinava la sua vita tra sofferenza e tristezza, cercando conforto con la sola preghiera.  Fu così che un giorno, al termine del suo lavoro nei campi, fermatasi come d’abitudine a pregare la Vergine su un ceppo di castagno, prima di rientrare nella sua abitazione, mentre era ancora inginocchiata in preghiera, vide apparire su quel tronco una luce vivissima, che faceva corona alla Vergine, che teneva in braccio il Bambino Gesù, e che le stava sorridendo amabilmente.

La facciata del santuario con l’ex seminario sullo sfondo

La Milianòta sentì all’istante rifluire la vita nel suo povero corpo: la schiena le si drizzò, la lingua le si sciolse e tutti i malanni svanirono. La Madonna le disse inoltre che desiderava che proprio lì, accanto a quel trompone di castagno, venisse edificata una Chiesa. La donna era molto conosciuta e la notizia del miracolo si diffuse subito a macchia d’olio, anche nei paesi vicini. La gente accorse sul luogo dell’apparizione, che fu chiamato il “Trompone”, per invocare la Madonna affinché potesse guarire i loro mali e concedere loro le grazie che da sempre sospiravano. Si verificarono subito altri miracoli: guarigioni di ciechi, zoppi e di persone gravemente malate.

Qualche mese dopo, il 19 agosto di quello stesso anno, il Clero e gli abitanti di Moncrivello convennero in processione al “Trompone”; su di un altare di fortuna, don Giovanni Battista Ferraris celebrò una Messa solenne “in onore di Dio e della Vergine Santissima”, al termine della la quale venne posata la prima pietra della chiesa.

Un particolare dell’altar maggiore

Il Marchese di Moncrivello, Cesare Majo, non perse tempo: spinto dalla propria consorte, Gabriella di Valperga Masino, si recò a Roma per informare papa Pio IV dei fatti miracolosi avvenuti nella campagna moncrivellese, tra Villareggia e Cigliano. Con una Bolla, datata 31 agosto 1562, il papa riconobbe la guarigione miracolosa della donna di Cigliano all’apparire “di una grande luce”, e prese atto della devozione suscitata dall’avvenimento e delle numerose grazie ottenute, autorizzando la costruzione di una Chiesa “senza obbligo di chiedere la licenza dell’Ordinario del luogo”. Decise inoltre di concedere l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che avessero visitato la Chiesa del Trompone, in occasione della festa della Domenica in Albis.

La costruzione del santuario ebbe inizio già nello stesso anno dell’apparizione, il 1562. Nel 1568, fu completata la cosiddetta “Rotonda” rinascimentale, di dieci metri di diametro ed alta 22 metri, che ora accoglie l’Altare Maggiore. Nell’ottobre del 1584, durante il suo terzo viaggio a Torino, invitato dal duca Carlo Emanuele I per venerare la Sacra Sindone, San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano e nipote di papa Pio IV, visita il “Trompone” e dispone che nelle vicinanze della Chiesa venga costruito un piccolo seminario, collegato con quello di Vercelli, per attuare le disposizioni del Concilio di Trento appena concluso.

Le tre navate del santuario

Nel corso del 1600, venne realizzato, verso sud, il prolungamento dell’edificio primordiale, con l’erezione di tre navate. Ad ovest, si costruì il convento (ultimato nel 1659 ed affidato per 180 anni ai frati minori Francescani della Provincia di Torino e, poi, per un più breve periodo ai monaci Camaldolesi). Il Santuario, solenne e raccolto, in tre navate, venne definitivamente consacrato il 13 ottobre 1783, e dedicato alla Madonna con il titolo “Beata Vergine degli Angeli”.

Sul finire dell’Ottocento, tra gli anni 1880-90, furono eretti i due adiacenti palazzi in stile neoclassico, voluti dall’Arcidiocesi di Vercelli per accogliervi il seminario minore Diocesano. In questa fase, il Santuario vede fiorire la vocazione di don Secondo Pollo, prima alunno, poi professore di Filosofia e Teologia e infine eroico cappellano militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 26 dicembre 1941, in Montenegro, don Pollo venne colpito da un proiettile mentre assisteva un alpino ferito. Queste le sue ultime parole: “Vado con Dio che è tanto buono!”. Giovanni Paolo II lo ha beatificato a Vercelli il 23 maggio 1998.

Nell’ottobre 1970, l’arcivescovo Albino Mensa concesse in comodato a Luigi Novarese (1914-1984) – fondatore dei “Silenziosi Operai della Croce”, e dopo la sua scomparsa, nominato beato – tutto l’edificio, affinché venisse adibito a centro residenziale, con attività socio-riabilitativa e corsi professionali per giovani disabili. Nel 2000, l’Arcidiocesi ha trasformato il comodato in donazione, ed ora, l’intero stabile, escluso il santuario, è di proprietà dei “Silenziosi Operai della Croce”, dove vi svolgono attività di recupero e rieducazione funzionale di persone con funzioni vitali parzialmente autonome, ma in stato di gravissima disabilità. In quell’occasione, il Santuario venne elevato a “Santuario diocesano”.

Uno scorcio del chiostro

La nobile e preziosa missione dei “Silenziosi Operai della Croce” nella Struttura è quella di prestare sollievo fisico e spirituale alle persone ospitate che soffrono, diventandone fedeli e insostituibili compagni di viaggio. Dal 2005, la struttura, quale casa di cura privata accreditata con il Sistema sanitario regionale nel 2007, svolge attività di riabilitazione di 2° livello. La necessità di rendere sempre più adeguata la struttura e di soddisfare le sempre crescenti richieste di prestazioni di riabilitazione e recupero, ha portato alla costruzione di un nuovo centro, sito di fronte al santuario, inaugurato il 7 ottobre 2006.

La nuova Residenza sanitaria assistenziale

Dal 2011 sono iniziati i lavori di ristrutturazione dell’ex seminario, per trasformarlo in una Residenza sanitaria assistenziale, con un nucleo per ospiti in stato vegetativo, un nucleo per ospiti affetti da gravi patologie neurologiche, ed un nucleo di continuità assistenziale.

La Beata Vergine del Trompone, dal 18 giugno 2006, è stata ufficialmente riconosciuta (con decreto vescovile firmato da mons. Enrico Masseroni, Arcivescovo di Vercelli) quale protettrice dei malati di epilessia.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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