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Monastero Bormida (At), una visita al castello originariamente luogo di culto benedettino

Monastero Bormida deve il suo nome a un grande monastero, fondato intorno al 1050 da un gruppo di monaci benedettini, chiamati da Aleramo marchese del Monferrato per dissodare e seminare le terre devastate dalle invasioni dei Saraceni. Là dove sorgeva il monastero oggi svetta il castello: dell’antico edificio restano soltanto la torre campanaria e pochi tratti murari, in particolare quelli prospicienti la piazza della torre. Il primo intervento importante di cui si abbia notizia certa risale agli anni 1394-1405, quando i marchesi Antonio e Galeotto Del Carretto sostennero ingenti spese per fortificare il paese. È presumibile che in quell’occasione sia stata operata la più profonda trasformazione dell’edificio, mutandone sostanzialmente la forma.

Il risultato attuale si raggiunge però solo dopo rimaneggiamenti barocchi e rinascimentali, non tali comunque da stravolgere nei caratteri fondamentali la linea tardo-trecentesca conferita dalla famiglia Del Carretto. L’edificio si colloca attualmente nella piazza inferiore del paese, alla quale si può accedere salendo per una caratteristica alzata a ponte, attraverso una delle porte di ingresso dell’antica cinta muraria; la piazza mantiene ancora in parte l’antica pavimentazione in pietra fluviale. Il prospetto est è composto da una serie di strutture coordinate costruite in epoche diverse, tra i quali spicca una loggetta rinascimentale a due arcate con colonnina centrale in pietra.

La facciata principale rivela invece una completa rielaborazione seicentesca, fregiata da imponenti lesene di gusto barocco. Di qui, attraverso un ampio porticato con volta a crociera (sulla destra si vede ancora l’arco gotico che costituiva l’ingresso originario), si penetra nel cortile interno dell’edificio, dominato dal doppio scalo ne che, a sinistra per chi entra, porta al complesso di terrazzi del primo piano, dove si aprono diverse porte d’ingresso, tra cui una, murata, sicuramente trecentesca.

All’interno è una successione di ampie camere con pavimenti a mosaico e soffitti a vela e a crociera di cui alcuni affrescati a motivi floreali e geometrici o con figure femminili, talvolta mitologiche. Il secondo piano è raggiungibile attraverso due diverse scale: una principale a duplice rampa, che conduce all’appartamento, oggi abitazione privata nella parte meridionale; l’altra, secondaria, che partendo da un angolo del terrazzo del primo piano porta alle torri e al sottotetto del blocco nord. I sotterranei, raggiungibili da varie entrate direttamente aperte sul cortile interno, sono caratterizzati dalla fusione di elementi architettonici diversi, fra i quali comunque risaltano le pavimentazioni e i soffitti a crociera della fine del XIV secolo. Di particolare rilevanza nel complesso architettonico è la torre. Giunta fino a noi in ottime condizioni, ha però rischiato alla fine del XVIII secolo la demolizione perché bisognosa di profondi lavori di restauro. Alta 27 metri, presenta su tutti i lati quattro ordini con fregi e archetti pensili, in mattoni i due inferiori e in pietra quelli superiori. In alto si aprono due ordini di finestre con arco a tutto sesto, di cui quelle inferiori in conci bicolori.

I saloni ospiteranno il museo contadino, di prossima apertura. Attualmente il maniero è visitabile in occasione della rassegna Castelli Aperti che prevede la visita degli interni, ma anche un tour attraverso i camminamenti sulla cima, così come nelle spaziose cantine.

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