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Bardonecchia, al forte Bramafam per scoprire pagine importanti di storia militare e sociale

BARDONECCHIA. Ai primi di giugno è iniziata la stagione di apertura estiva al pubblico del Museo Forte Bramafam di Bardonecchia, dove si conserva la memoria della storia militare del Regno d’Italia vista attraverso gli uomini che quella storia hanno costruito e vissuto. La Città metropolitana di Torino ha concesso il suo patrocinio all’apertura estiva del complesso in considerazione dell’elevato valore culturale e storico del Forte. Al Bramafam sono esposte non solo grandi artiglierie (il Forte è sezione staccata del Museo Nazionale di Artiglieria di Torino) ma anche uniformi, armi, oggetti e manufatti della vita personale di generazioni di ufficiali e soldati, con fedeli ricostruzioni ambientali lungo tutto il percorso di visita. Da 28 anni l’ASSAM-Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare presidia il Bramafam ed è riuscita a salvarlo dal degrado, trasformandolo in un museo. A partire dal 1995 il restauro delle strutture è andato di pari passo con l’idea di trasformare il forte in un museo vivo, in cui il “bene” storico è al centro della narrazione: uniformi, documenti, armi, oggetti personali tramandano la memoria, coinvolgono il visitatore e raccontano la loro storia e quella dei militari che se ne servivano.

Nell’estate 2023 al Bramafam i visitatori trovano nuovi allestimenti e nuovi materiali in esposizione, ma intanto prosegue il recupero della fortificazione, iniziando con il settore più elevato in quota: il Fronte di gola. Raggiunto da una scala coperta che inizia dall’androne del forte, il settore elevato si sviluppava alla sommità del versante meridionale dell’altura, percorso in tutto il suo sviluppo da una galleria che dava accesso alle maggiori installazioni d’artiglieria del complesso. Il progetto prevede interventi di natura edile e impiantistica, che daranno vita ad una nuova area museale di circa 300 metri quadrati, distribuita su 20 ambienti, con la ricostruzione di due installazioni di artiglieria da fortezza di fine Ottocento ormai uniche in Italia: un impianto a scomparsa Gruson per cannone da 57 millimetri e un’installazione Gruson per cannone da 120/21. Il pozzo da 120 è un unicum a livello europeo, al cui interno potranno accedere i visitatori.

Oggi al Bramafam sono allestite 39 sale espositive, con una serie di attente ricostruzioni ambientali, completate da 180 manichini che indossano uniformi originali. Sono raccolti 74 artiglierie di diverse epoche e oltre 2000 reperti storici, che raccontano la storia militare d’Italia dal 1890 al 1945. Il Museo, molto conosciuto tra gli appassionati di tutta Europa, ha superato abbondantemente i 100.000 visitatori complessivi, molti dei quali sono ritornati anche più volte.

Lo si può visitare nei mesi di giugno e luglio tutti i sabati e le domeniche dalle 10 alle 18,30, con l’ultimo ingresso alle 17. Il Forte sarà aperto al pubblico tutti i giorni nel mese di agosto e tutte le domeniche in settembre e ottobre. Per arrivare in auto al Bramafam si percorre la Statale 335 e, circa un Km prima di Bardonecchia, si imbocca il sottopasso della ferrovia, si supera il ponte sulla Dora e si risale su una strada sterrata sino alla cappella di Sant’Anna, a 300 metri dal Forte, dove si lascia l’auto per proseguire a piedi. A piedi o in mountain bike dal Campo Smith di Bardonecchia si può salire al Forte con una passeggiata di circa 4 chilometri nel bosco, attraverso lo sterrato per il bivio Quattro Strade-Colomion e proseguendo poi verso Sant’Anna e il Forte. Si può anche percorrere il sentiero che parte dalla Fontana Giolitti.

La tariffa d’ingresso intera è di 9 euro per gli adulti e la ridotta di 7, mentre il biglietto è gratuito per i possessori della tessera Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta. La visita dura un paio di ore. Per informazioni si possono chiamare i numeri telefonici 333-6020192 o 347-3122958, scrivere a info@fortebramafam.it, visitare il sito Internet www.forteframafam.it o la pagina Facebook www.facebook.com/museofortebramafam/

La sentinella delle Alpi Cozie

Il Forte Bramafam venne costruito tra il 1874 ed il 1889 sul colle che domina Bardonecchia, per proteggere lo sbocco della galleria del Frejus da eventuali incursioni di truppe francesi che non fossero state arrestate dai sistemi di distruzione interni al tunnel ferroviario. Il complesso venne realizzato in anni in cui i rapporti tra Francia e Italia non erano certamente idilliaci e divenne la più importante fortificazione delle Alpi Cozie. È tra l’altro l’ultimo dei grandi forti italiani a struttura lapidea in granito. È caratterizzato da architetture maestose ed è un prodotto tipico dell’arte secolare dello scolpire la pietra, che caratterizzava la tradizione militare sabauda. A fine ‘800 quella di Bardonecchia era la più importante fortificazione delle Alpi Cozie, dotata di un armamento di prim’ordine, con due torri corazzate della Gruson per pezzi d’artiglieria da 120/21, quattro cannoni a tiro rapido da 57 millimetri in torrette a scomparsa, sei pezzi da 87 e due da 149. Era suddivisa in tre parti, visibili ancora oggi: la piazza d’armi, il forte principale e l’avanforte, situato verso l’estremità occidentale della montagna. La guarnigione era assicurata da truppe del presidio di Torino e del 6° reggimento Artiglieria da Fortezza.

II presidio di guerra comprendeva 200 uomini e, in caso di necessità, il forte poteva ospitare su giacigli di paglia a terra altri 280 soldati. Adibito durante la Prima guerra mondiale a campo di prigionia per i prigionieri austroungarici, il Bramafam ritornò a svolgere la propria funzione difensiva negli anni Trenta del ‘900, quando i rapporti con la Francia si erano nuovamente deteriorati. Risale a quel periodo il potenziamento delle difese esterne, con la costruzione di opere in caverna per mitragliatrici e cannoni anticarro. La più importante, il Centro 14, che si affacciava sui versanti nord e ovest dell’altura, era armata con sei mitragliatrici e presidiata da 42 uomini. Come tutte le opere della zona di Bardonecchia, anche il Forte Bramafam fu affidato all’VIII Settore della Guardia alla Frontiera. I due pezzi da 120/21, ancora operativi, andarono così a formare la 516ª batteria GaF.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale i suoi cannoni non intervennero, ma il 21 giugno 1940, giorno in cui iniziò la breve offensiva italiana contro la Francia che sul fronte nord stava capitolando di fronte alle truppe tedesche, il sito subì un bombardamento aereo. Dopo l’8 settembre 1943 il Bramafam fu occupato dalle truppe tedesche che vi mantennero il comando del 100° Reggimento Gebirgsjäger, sino ad abbandonarlo all’alba del 27 aprile 1945. Nel primo dopoguerra il forte subì un sistematico saccheggio, che fu completato dallo smantellamento imposto dalle norme del Trattato di Pace di Parigi del 1947. Fino agli inizi degli anni Novanta il Bramafam è stato oggetto di asportazioni e atti vandalici: tutte le parti metalliche sono state rimosse, così come sono scomparsi i manufatti lapidei e sono stati demoliti numerosi tramezzi e muri di tamponatura, per recuperare i mattoni pieni.

Nell’agosto 2015, all’Assam venne chiesta la disponibilità ad ospitare altro materiale d’artiglieria al Forte Bramafam. Prese così corpo il progetto di realizzare una mostra che narrasse l’evoluzione delle artiglierie del Regio Esercito nel magazzino d’artiglieria, ridotto però ai soli muri perimetrali e quindi completamente da restaurare. Giunto integro nelle sue strutture sino alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso, utilizzato come colonia dai Salesiani, dal momento della cessazione di tale attività fu pesantemente smantellato per recuperare materiali da costruzione per uso pubblico. Con il recupero del magazzino d’artiglieria completato nel 2018, si è attivata la collaborazione con il Museo nazionale d’artiglieria, che già in precedenza aveva supportato il Museo del Bramafam con il prestito di materiale. Con il recupero del magazzino si sono potuti raccogliere oltre 80 pezzi del periodo che va dalla fine dell’800 alla Seconda guerra mondiale. La raccolta proveniente dal Museo storico nazionale d’artiglieria di Torino può essere apprezzata dal visitatore in sequenza temporale e nel suo sviluppo tecnologico, dal cannone da montagna da 75 BR Ret impiegato nella battaglia d’Adua del 1° marzo 1896 all’imponente cannone da Corpo d’armata da 152/45, la stessa bocca da fuoco che armava nella Prima guerra mondiale le corazzate della classe Caio Duilio. Ci sono anche la bombarda da 400 del Duca d’Aosta ed un susseguirsi di bocche da fuoco tra cannoni e obici tra le due guerre mondiali sino al cannone da 149/40.

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