Scienze & Benessere

Un grande classico invernale: l’infuso di bacche di rosa canina

Avvicinandosi l’inverno spesso le erbe alle nostre latitudini tendono a sparire sotto le brume e la neve, ma alcuni falsi frutti della rosa canina (gratacul, in piemontese, dalle spine fastidiose che contengono internamente a protezione dei semi), le caratteristiche bacche rosse che punteggiano qua e là boschi e giardini restano a volte per tutto l’inverno tenacemente abbarbicate ai loro rami sino all’inverno inoltrato, ma il mese migliore per la raccolta è novembre. Per gli amanti dei rimedi della natura è bene raccoglierne una grande quantità, sono validissimi per evitare i malanni del periodo; i cinorrodi, infatti, contengono elevate quantità di vitamina A e C (in 100 grammi di bacche di rosa canina vi è la medesima quantità presente in 1 kg di arance). Questi componenti facilitano l’assorbimento di ferro e calcio, contrastano infiammazioni delle vie respiratorie (tosse, infreddature e allergie). Inoltre, i cinorrodi hanno proprietà disintossicanti, diuretiche e purgative. Per sfruttare appieno i poteri antinfiammatori e beneficiare di un sapore più deciso e zuccherato, è consigliato cogliere le bacche dopo i primi geli, poiché aumentano in esse i livelli di vitamina C contenuti.

Come lo prepariamo

Le bacche della rosa canina vengono utilizzate in diversi modi, oltre alle molte ricette culinarie (salse, gelatine marmellate e contorni tipici del nord Europa) si realizza un infuso di semplice esecuzione facendo bollire una manciata di bacche fresche o essiccate in un paio di bicchieri d’acqua dolcificando a piacere. L’accortezza maggiore è quella di lasciare intatte le bacche poiché al loro interno contengono discrete quantità di piccole spine che possono risultare irritanti.

per chi cambia idea…

Con piccoli rametti di cinorrodi si possono abbellire i pacchi regalo di Natale, senza dimenticarsi che sono comunque semi di rose gradevoli e delicate e molto rustiche per cui in primavera dopo averne conservati alcuni in frigorifero o in un luogo freddo potete seminarli per avere una siepe rigogliosa e deliziosa…

N. B. Abbiamo sempre nutrito un forte scetticismo nei confronti delle strombazzate proprietà miracolose delle erbe utilizzate come medicamenti. O meglio pensiamo che la farmacologia sia una scienza e come tale vada applicata da professionisti esperti e preparati.

Questa rubrica vuole quindi essere un breve sunto di quelli che sono chiamati i rimedi della nonna. Ma ai tempi delle nonne i problemi sanitari e la mortalità erano molto molto maggiori di oggi; quindi, lungi da averne nostalgia proponiamo qui alcune ricette erboristiche casalinghe che sfruttano proprietà certe e documentate delle erbe piemontesi. Del resto l’effetto placebo ormai vanta una lunga letteratura scientifica. Se poi con voi non dovessero funzionare… male non fanno.

(ha collaborato Irene Moretta)

Alfredo Moretta

Alfredo Moretta (AlMor), classe 1974, piemontese di nascita e di cultura, anarchico e indisciplinato bastian contrario. Una vita pizzicata tra il nen bugè e la rivoluzione, tra le passioni e i doveri, tra gli studi storici e il lavoro di falegname degli avi. Accanito lettore, tra il medioevo e l'attualità, ama molto anche scrivere, di tutto un po', è il 2005 quando nasce l'AlMor vignettista che in collaborazione con Claudio Mellana, pubblica su diverse riviste on line. Nasce e cresce invece con lui la passione per la cucina tradizionale piemontese grazie alle donne di famiglia, che gli fanno capire da subito che "voler bene" significa "prendersi cura", e quale modo migliore se non con un buon piatto? Dagli avi apprende anche il piacere di andar per funghi ed erbe (anche se per loro era necessità).

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