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Le spoglie di San Valentino sarebbero conservate in collina a Torino: ecco dove…

TORINO. Sfogliando il recentissimo libro “Chiese, Campanili & Campane di Torino”, pubblicato da un pull di appassionati ricercatori storici, amanti della storia della nostra città, scopriamo che c’è una chiesa, sulla collina torinese, che ospita le spoglie di San Valentino.

Si trova in strada Comunale San Vito-Revigliasco, al civico 216. Ce ne parla uno degli autori, Milo Julini, scrittore torinese amante del mistero e del noir, come dimostra la sua ampia bibliografia di interessanti volumi su questo tema, in un capitolo del libro, intitolato “La Chiesa di San Vito, San Modesto e santa Crescenzia”.

Lo scrittore si rifà ad una nota pubblicazione del 1898 (Torino Sacra, a cura di Giuseppe Isidoro Arneudo) in cui si afferma: “La Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia (protomartiri martirizzati in Lucania attorno al 303 d.C.), comunemente designata col nome di “San Vito”, è situata su un colle non molto in alto, al quale dà il nome, ed ove già in tempi assai remoti (cioè anteriormente all’anno Mille), esisteva una cappella dedicata a San Vito e che era in possesso dei Canonici del Salvatore. La festa patronale è fissata dal calendario al 15 giugno, ma questa chiesa parrocchiale la celebra la domenica successiva. In una domenica di ottobre viene esposto alla pubblica venerazione il corpo di San Valentino, che si conserva in questa Chiesa, che, priva di pregi d’arte, cionondimeno è meta, nella bella stagione, di festive passeggiate dei Torinesi, attratti a San Vito dalla piacevole comodità della strada e dal panorama incantevole che dall’alto del colle si gode sulla sottostante città”.

La questione non consiste tanto nell’esistenza effettiva delle reliquie del Santo, ma – come fa osservare Julini – nello stabilire di quale San Valentino si tratta. La questione non è semplice da risolvere.

Silvio Bertotto, altro ricercatore storico torinese, si chiede: “È forse il patrono degli innamorati, la cui festa ricorre il 14 febbraio? In verità, neppure di quest’ultimo si conosce molto. Si tratta del sacerdote romano Valentino che subì il martirio nel 268 d.C.? Oppure del vescovo Valentino di Terni, martirizzato 5 anni più tardi? Mah! Per dirimere la questione non giova certo sapere che negli “Acta Sanctorum” i santi di nome Valentino sono ben diciotto”.

Milo Julini ricorda che le reliquie conservate nella Chiesa di San Vito, secondo la tradizione, sarebbero state acquistate a Roma da un ricco e pio abitante della collina torinese, e sarebbero state collocate in varie sedi: per un certo periodo, nella stessa abitazione del facoltoso torinese, e poi, in almeno un paio di cappelle lungo il Po. Dopo essere scampate fortunosamente a uno straripamento del fiume, sarebbero state solennemente traslate nella Chiesa di San Vito, nel 1769. Ciò è confermato da un documento sottoscritto dall’arcivescovo di Torino Francesco Luserna Rorengo, che proprio in quell’anno autorizzò la venerazione del Santo.

In ogni caso, ci piace pensare che le spoglie conservate in questa chiesetta sulla collina torinese, dal cui sagrato si apre un eccellente panorama sulla città, e che è meta di gitanti, turisti e tappa tradizionale per molte coppie di innamorati, siano proprio quelle del San Valentino che in tutto il mondo si festeggia il 14 febbraio.

Chi fosse interessato al libro, può scrivere a: segreteria@monginevrocultura.net

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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