Curiosità

I formaggini che piacevano ai bimbi di ieri: da Mio a Susanna, da Ramek a Milkana

Ognuno di noi, che siamo stati bambini una cinquantina di anni fa e forse più, ha una marca di formaggini che gli è rimasta nel cuore. Io, ad esempio, ricordo molto bene i formaggini Mio. Me li ricordo certo per il gusto avvolgente (qualche volta, la mia mamma me li spalmava sul pane), ma ancor più per le figurine inserite all’interno di ogni confezione. Erano piccole figurine di plastica satinata, di forma quadrata, e se le muovevi su e giù o in avanti e indietro, il personaggio che vi era raffigurato (un piccolo indiano in canoa, o un Robin Hood in atto di scoccare una freccia) si animava magicamente, e potevi ripeterne ad libitum il movimento, che era a scatti e sempre uguale, ma incantevole.

I formaggini sono rimasti nel subconscio di lontani ricordi d’infanzia perché le nostre mamme, ai tempi in cui stavamo ancora seduti sul seggiolone, ce li scioglievano nella minestrina per renderla più nutriente e gustosa. Poi, divenuti più grandicelli, ce li proponevano a merenda abbinati ad una fetta di pane, o alla sera, per completare una cena. Più avanti, crescendo, abbiamo dimenticato queste merendine di formaggio fuso, e ci siamo via via orientati verso formaggi o altri companatici dal sapore più deciso, più forte o piccante. Ma quel gusto cremoso, e quell’aspetto appetitoso che avevano i formaggini della nostra infanzia non li abbiamo mai più dimenticati.

Oggi i consumatori sono diventati più esigenti, ed anche più consapevoli: le mamme ora orientano le loro scelte domandandosi preventivamente quale tipo di formaggio sfuso contengano le varie marche di formaggini esposte negli scaffali dei supermercati. Quel che le nostre mamme non sapevano era che molti di quei formaggini, che ci piacevano tanto, contenevano sostanze che oggi sono viste con una certa diffidenza: mi riferisco soprattutto ai polifosfati.

Tra le marche di allora (molte sono in auge ancor oggi: i formaggini sono ora prodotti con formule rinnovate, migliorate e aggiornate nel gusto), ho già citato i formaggini “Mio” (ai miei tempi, erano prodotti dalla filiale Locatelli di Robbio, in Lomellina, ma lo stabilimento principale dell’azienda era piemontese, ed aveva sede a Moretta, in provincia di Cuneo). Ricordo anche i formaggini Susanna, i Ramek, i Milkana, e gli Invernizzi Milione, tutti molto cremosi e spalmabili. Tra i più saporiti, non posso tralasciare i più compatti Tigre (col retrogusto moderatamente piccante dell’Hemmental) e i Camoscio, dal sapore intenso di formaggio svizzero.

Sarà per la consistenza pastosa, sarà per il sapore generalmente sapido e burroso di molti formaggini, sta di fatto che ancor oggi i bambini ne vanno pazzi. Gli anni passano, i gusti cambiano, ma – evidentemente – ci sono abitudini antiche che non passano mai di moda.

 

 

 

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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