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I templari dimenticati di San Gillio e la chiesetta in cui si riunivano per pregare

La cittadina di San Gillio non è molto conosciuta perché si tratta più che altro di un luogo di passaggio, verso Val della Torre oppure dall’altro lato, verso la valle di Lanzo. Le sue attrazioni attuali sono legate a posti esterni, come la tenuta della Mandria oppure il lago Borgarino, un invaso predisposto nel 1844 come riserva idrica, che oggi è diventato, oltre che un luogo di passeggio e pesca, anche una riserva naturale dove si può vedere in alcuni periodi dell’anno la Marsilea quadrifolia, una specie di ninfea e dove gli ornitologi seguono il passaggio degli uccelli che qui nidificano oppure si riposano prima delle grandi migrazioni. Si parla di ben 150 specie recensite.

Le origini di San Gillio risalgono al Medioevo, nel 1324 infatti, Filippo di Savoia Acaja stipulò una convenzione con gli abitanti per la costruzione di una Villanova, edificata poi, non si sa perché, su una collina diversa da quella dove era situato il nucleo cittadino esistente. Importante era la cattedrale di Sant’Egidio che risaliva al 1323, che non si trovava però dove attualmente si erge la chiesa, dove nel ‘700 si trovava la chiesa della Santa Croce, in parte distrutta dopo il passaggio delle truppe francesi, fatto che richiese la costruzione di un nuovo edificio dedicato al patrono della cittadina: Sant’Egidio, corrispondente al latino Sanctus Aegidius, santo protettore dei tessitori, dei lebbrosi, dei pellegrini e particolarmente caro ai cavalieri Templari, l’Ordine di monaci combattenti nato per proteggere le vie di pellegrinaggio a Gerusalemme e diventato una vera potenza in tutta Europa.

Fino al 1930 si poteva vedere a San Gillio un ultimo torrione del castello, che già nel Millecinquecento era stato trasformato in abitazione e poi, in tempi più recenti, frazionato in appartamenti. Anche il torrione di avvistamento, poi diventato campanile della parrocchiale della Villanova, è stato abbattuto attorno al 1960, lasciando l’agglomerato urbano privo di tracce storiche, ma ricco di leggende.

Pare infatti che nel Medioevo vi si trovasse una proprietà Templare molto nota e piuttosto grande, dove veniva coltivato un vino conosciuto nelle zone vicine. La presenza di una cascina Templare non dovrebbe stupire più di tanto, poiché il comune era sulla strada di collegamento tra Torino e Val della Torre, dove si trovava una importante fondazione monastica: la comunità cistercense femminile di Santa Maria, che aveva enormi possedimenti, con estensioni fino a Torino e che si trovava proprio sul passaggio della via Francigena, allora chiamata via Romea.

Sigillo templare

Grazie alla ricercatrice Bianca Capone Ferrari è stata portata alla luce quella che si presuppone fosse la cappella della cascina Templare, che era totalmente inglobata nella vegetazione. Purtroppo le condizioni della costruzione, posta in un campo, tra abitazioni di nuova edificazione, non è ottimale, il tetto espone un grande buco alla sua sommità e nessuno si preoccupa di evitare la completa distruzione della piccola chiesetta dove si narra che si riunissero i Templari per le preghiere mattutine e che potrebbe creare un elemento di richiamo turistico per l’intera cittadina.

Nel caso in cui si volesse visitare la chiesetta, non è possibile accedervi, sia per ragioni di sicurezza, sia perché confina con una proprietà privata. Si vede benissimo dalla strada che si trova a circa una ventina di metri dalla costruzione, in fondo al campo, si tratta di via Alfieri, indicativamente vicino al numero civico 38.

Katia Bernacci
(Immagini di Marino Olivieri e d’archivio
)

Per approfondire:
Itinerari del mistero Piemonte, Marco Mietta, Yume edizioni
Mystery in history speciale cavalieri Templari, Autori vari, Yume edizioni

Katia Bernacci

Katia Bernacci, giornalista pubblicista, saggista e ricercatrice indipendente, è attualmente direttrice editoriale della casa editrice Yume. Da anni si occupa di divulgazione in ambito culturale.

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