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Nati il 24 dicembre: Francesco Cirio, il genio piemontese che modernizzò la “pummarola”

Le conserve della ditta Cirio sono famose in tutta Italia, chiunque nomini il nome di questa azienda fa subito un collegamento meccanico: “Cirio” uguale “Sud Italia”. Ma non è proprio così: per sfatare questo strano “luogo comune”, basta recarsi in zona Porta Palazzo a Torino, precisamente in piazza della Repubblica n. 24 dove è collocata una lapide monumentale che riporta un altorilievo con l’effige di Francesco Cirio e un testo elogiativo: “Con fede iniziatrice, con ardimentosa energia/fra gloria e dolori/suscitò/vittoriose fortune per gli agricoltori italiani/insegnando/nuovi commerci, nuove vie, nuovi mercati”.

Se si osserva ancora la lapide, si può leggere anche che Francesco Cirio è nato a Nizza Monferrato, in provincia di Asti, ma non il 25 dicembre 1835 (come è riportato erroneamente sul marmo, ahimè!), ma il 24 dicembre 1836. Ebbene sì, Cirio era proprio piemontese! Vi è un motivo però riguardo al fatto che la sua ditta sia giunta proprio dalle parti di Napoli, spostandosi da dove fu fondata, ovvero a Torino.

La famiglia dove nacque Francesco non era delle più agiate, la sua infanzia infatti fu abbastanza ardua e senza troppi svaghi e puerilità. Non gli fu permesso di studiare a causa purtroppo dello stato di povertà in cui viveva la famiglia. Nel 1850, all’età di quattordici anni, si trasferì insieme al fratello maggiore Ludovico a Torino per cercare fortuna. Francesco non era sicuramente un ragazzo che stava con le mani in mano, si diede subito da fare tra il quartiere di Porta Palazzo, dove aiutava i grossisti, e Piazza Bodoni, dove acquistava verdura a poco prezzo e la rivendeva nei sobborghi attorno alla città, inoltre faceva anche lo scaricatore allo scalo ferroviario, impiego che gli diede l’opportunità di capire l’importanza che avevano mezzi di trasporto come i treni.

L’anima del commerciante gli scorreva nelle vene, non si può proprio dire il contrario! Nel 1856, a soli vent’anni, ebbe un’idea geniale e molto perspicace per l’epoca: durante la guerra di Crimea, ci fu la necessità di sviluppare dei procedimenti di conservazione delle verdure per mantenerle fino alla stagione invernale. Fu così che Francesco affittò in Via Borgo Dora un locale con due grandi caldaie, in cui iniziò a scottare i piselli. In breve tempo quella che fu una piccola attività divenne una vera e propria impresa di successo, che gli permise di estendere i vari processi anche a carni e frutta.

Una foto d’epoca del mercato di Porta Palazzo

Dopo l’Unità d’Italia, colse l’occasione di aprire alcuni stabilimenti conservieri nel Mezzogiorno, proprio vicino ai luoghi di produzione di tutto ciò che coltivava e che poi processava per produrre le conserve. Ecco svelato l’arcano! Per questo il suo nome viene ancora oggi associato in modo equivoco al Meridione.

Francesco però non si fermò alla sola attività di frutta e verdure conservate, dopo il 1884 costituì nuove società ed avviò nuove iniziative, come la Comp. e Esportazione uova con sede a Verona, la Polenghi Lombardo Cirio con sede a Codogno, la Società anonima di esportazione agricola Cirio, la Società Italiana per la bonifica dei terreni ferraresi e la Società anonima per la colonizzazione dei terreni incolti in Italia.

Cirio non si fermava davanti a niente, le sue idee correvano più veloci delle sue mani e del suo ingegno che tentavano di attuarle. Morì a Roma il 9 gennaio 1900 e sembra che prima di morire le sue ultime parole furono: “Non muoio contento perché so di non aver compiuto l’opera mia”. Nemmeno in punto di morte, la sua smaniosa ambizione di creare colossi industriali si quietò. L’azienda Cirio passò alla gestione della famiglia Signorini, imparentata con il suo fondatore, ed è in attività ancora oggi. Il nome Cirio è rimasto scritto nella Storia, non solo nella storia aziendale della sua impresa, ma anche nella storia della nostra città, perché è proprio da qui che tutto cominciò.

Chiara Parella

Classe ’87, torinese di nascita, ma astigiana di adozione, dopo una formazione classica, si è laureata in scienze e tecnologie agroalimentari presso l’Università degli Studi di Torino. Si occupa di marketing e comunicazione e scrive per alcuni blog di settore. Amante da sempre della letteratura latina e della cultura in generale, è autrice del libro “La figlia sfuggente”, il suo esordio letterario (Letteratura Alternativa Edizioni, 2020).

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