Curiosità

Caramelle, la tradizione di quelle classiche piemontesi: dure e alla frutta

TORINO. Gustose, colorate, rotonde, piccole. Sono le “dure” del Piemonte, quelle conosciute come caramelle classiche, prodotte con paste di frutta ed estratti naturali, amalgamate con pasta di mandorle. All’ananas, alla ciliegia, al limone, all’arancia, ma anche con anice, o menta, queste delizie hanno una storia che all’inizio le ha viste come un bastoncino di zucchero di canna arrivare dalla Siria intorno al 1097. In realtà i primi confetti di zucchero furono composti grazie alla lavorazione industriale della barbabietola.

Confezionate da confettieri piemontesi con “sucher d’ördi”, lo zucchero d’orzo, le caramelle erano consumate dai reali e dai nobili, poiché furono commercializzate soltanto nella seconda metà dell’Ottocento, quando Torino cominciò a farsi conoscere per la produzione di pastiglie e caramelle di qualità, incartate a forma di farfalla nel secolo successivo. Nel 1911, infatti, al tempo della Fiera Internazionale di Torino la caramella classica Baratti&Milano era probabilmente la più conosciuta, e la casa torinese, fondata da Ferdinando Baratti ed Edoardo Milano nel 1858, si presentava come una confetteria e liquoreria con sede in via Dora Grossa.

Nel 1875, però, la bottega artigiana si spostò in un altro luogo della città, ed ebbe a tal proposito uno spazio all’interno della cronaca della Gazzetta Piemontese. Ecco cosa scrissero i giornalisti di allora: “…Galleria Carrera (Galleria dell’Industria Subalpina)… e poiché siamo nella Galleria accenniamo ad un’altra apertura di fondaco; per l’importanza di questo può quasi dirsi un’inaugurazione quella della splendida bottega dei Signori Baratti e Milano, la quale avrà luogo questa sera alle sette. Lo sfarzo ed il buon gusto anche qui se la contendono e finiscono per accordarsi in un’armonia piena e di bell’effetto. Specchi di grande superficie – uno di questi, il maggiore forse che ci sia a Torino-, sculture di legno di noce artisticamente eseguite, dorature splendidissime, e a degno accompagnamento di tanta eccellenza di apparati e forma, può dirsi la bontà squisita della sostanza, vogliamo dire dei prodotti dei miracolosi fornelli dei signori confettieri. Questi dal loro fondaco, posto quasi a un capo estremo di Torino, colla bontà della loro merce, seppero acquistarsi rinomanza delle prime e clientela numerosissima per tutta la città: figuratevi che cosa sarà ora che sono venuti a piantare le loro tende – e che tende! – nel bel mezzo del centro più popoloso e più elegante di Torino”.

Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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