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Batata, il tubero coltivato in Valle Grana dalle tante proprietà benefiche

Come la patata, è sempre un tubero ma molto più prezioso. E’ tra gli alimenti più salutari del mondo, questo grazie alla concentrazione di sostanze benefiche importanti per il nostro organismo

CARAGLIO. Sempre di più e con risultati sempre migliori, le coltivazioni italiane cercano di introdurre all’interno delle proprie colture innovazioni e nuovi prodotti da portare sul mercato, spesso assistendo a delle vere e proprie piccole rivoluzioni ed esperimenti molto interessanti. Se dal sud Italia, Calabria e Sicilia, giungono prodotti come l’avocado e, seppur decisamente più raro, l’ananas, in Piemonte, e per la precisione nella bassa Valle Grana, da circa 10 anni si coltiva un prodotto tutto particolare, tanto singolare quanto salutare: la batata dolce.

Arrivata a Caraglio nel 2010, la storia della coltivazione della batata dolce nella nostra regione ha però origini ben più lontane. Da una ricerca storica è stato rinvenuto, infatti, che diversi tentativi di coltivazione della batata furono fatti a Torino all’inizio del Novecento, presso il famoso Orto botanico della città. L’esperimento, però, non ebbe grande successo, probabilmente soffocato dal crescente successo del tubero “tradizionale”. Il progetto ha avuto un’ulteriore svolta nel 2017, quando nuovi coltivatori caragliesi si sono aggiunti alla sperimentazione. Oggi, per la valorizzazione di questo prodotto, è nato il progetto Batata Buona, a cui aderiscono ben nove produttori e che cerca di promuovere l’espansione della coltivazione della batata nelle terre della bassa Valle Grana.

Ricca di flavonoidi, antociani e dal grande potere antiossidante e antiaging, le batate di Caraglio sono riconosciute per le molte qualità salutistiche, tra cui, come rilevato dal CNR di Padova, deve segnalarsi la presenza di una molecola chiamata Cajapo che, sembra essere confermato da alcuni primi studi, è in grado di controllare la glicemia basale. Ma come se la cava questo particolare ingrediente in cucina? Decisamente bene: questo tubero è infatti molto versatile in cucina, adatta tanto alle ricette salate che per quelle dolci. E non rischia nemmeno di “inverdire” come le loro “cugine” più comuni. Dal sapore lievemente dolce e dal gusto amabile e delicato, Lucio Alciati, presidente del consorzio, consiglia di assaporare la batata dolce direttamente cruda, alla julienne, condendola semplicemente con un filo d’olio extravergine d’oliva e qualche goccia di succo di limone.

Nonostante la produzione della batata dolce di Caraglio sia ancora una realtà di nicchia, le prospettive per il futuro sono quelle di un maggior sviluppo, anche uscendo fuori dai confini della Valle Grana. “A giocare a nostro vantaggio – spiega Lucio Alciati – è sicuramente la versatilità della batata, ideale da consumare fresca in insalata, per la produzione di dolci, oppure trasformata, proposta in composte, confetture, gelatine e biscotti“.

Mirco Spadaro

Classe '98, rivolese di nascita, frequenta il corso di Lettere Antiche a Torino, sotto il simbolo della città. Tra viaggi e libri, è innamorato della tecnologia e della scrittura e cerca, tra articoli e post su siti e giornali online, di congiungere queste due passioni, ora nella sua "carriera" come scrittore, ora con il "popolo di internet".

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