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Una zuppa tipica delle valli di Cuneo e del Pinerolese: la potìa di zucca

Bambini travestiti da fantasmi, vampiri, zombie e streghe; Halloween, è ufficiale, è passata, portandosi via tutti i suoi «dolcetto o scherzetto» che, in questi ultimi decenni, stanno riscuotendo sempre più successo, e già i negozi iniziano a tirare fuori le consuete luminare per l’arrivo dell’altra festa più amata dell’anno, il Natale. Una festa di tradizione celtica, un’antica pratica cristiana od addirittura un misterioso culto neopagano; non è questa la sede per indagare i perché ed i percome della nascita di Halloween, ma è certo che, nelle sue tante peculiarità, questa festa condivide con le tradizioni piemontesi un elemento di non poco conto: la zucca. Sì, perché, tra le tante usanze piemontesi legate alla commemorazione dei morti comuni al più famoso Halloween, una delle più affascinanti è proprio quella di lasciare fuori dalla porta di casa una zucca svuotata, intagliata in un orrido e spaventoso sorriso e illuminata da un lumino posto all’interno. “Testa di morto”, ecco com’è chiamata in quel di Chivasso, ed è posta appena sulla soglia, forse per spaventare gli spiriti maligni o, perché no, semplicemente i più piccoli. E non solo Chivasso; anche a San Benedetto Belbo la zucca spicca tra le decorazioni, in cima ad un bastone e illuminata dall’interno, e tanti altri luoghi e tradizioni locali! La zucca non è però una “contaminazione” di un’usanza d’oltreoceano ai danni della viva tradizione delle nostre terre: come spiegano Laura Bonato e Lia Zola, docenti di Antropologia culturale dell’Università di Torino nel loro libro “Halloween. La festa delle zucche vuote”, «questa ricorrenza, che non è una minaccia alla nostra integrità culturale quanto piuttosto un elemento di arricchimento, è tuttora una commemorazione dei defunti e deve essere interpretata in termini di continuità con il tradizionale culto dei morti». Insomma, Halloween è passato e già ci dirigiamo a passo pesante verso le prossime feste, ma le zucche, quelle ci sono ancora; ecco una ricetta piemontese tipica di questo periodo per “smaltire” l’orrore e la paura di questo Inverno che, passo dopo passo, arriva inesorabile!

Ingredienti

  • Zucca: 500 g
  • Patate: 4 grandi.
  • Riso da minestra: 300 g
  • Farina di mais: 1 cucchio
  • Latte intero: 1,2 l
  • Sale: q.b.
  • Pepe: q.b.

Preparazione

La Potìa di Zucca, per chi non la conosce, è una zuppa tipica delle valli di Cuneo e del Pinerolese; mix di farine, zuppe con il riso, di Potìe, per davvero, ne esistono di tutti i tipi. In questa, gli ingredienti che useremo sono pochi; la zucca, le patate, la farina di mais, il latte e, ovviamente, il riso da minestra, il tutto per una zuppa gustosa e vellutata. Piatto autunnale, vi sorprenderà nelle giornate più fredde!

Il primo passo nella preparazione della Potìa di zucca parte dalla scelta del suo ingrediente principale; capirlo non ci richiederà chissà quale ancestrale conoscenza: se la zucca non è matura, palpando e premendo la parte esterna dell’ortaggio, questa si fletterà, se  matura, invece , la buccia opporrà resistenza. La zucca perfetta, poi, quasi come se la natura l’accordasse giusto per suonarla col mestolo, se matura, colpita, produrrà un suono “armonico”!

Presi gli ingredienti, non ci resta che lavorarli; sbucciamo zucca e patate e, ridottili a dadini, inseriamoli tutti in una pentola capiente, coperti d’acqua. Portiamo a ebollizione e cuociamo il tutto fino a quando le verdure non si saranno ammorbidite fino a poter essere schiacciate facilmente con una forchetta. Aggiungiamo il latte, saliamo e pepiamo a piacere e, sempre su fiamma media, portiamo di nuovo ad ebollizione.

Bene: arrivati a questo punto, versiamo il riso e, sempre mescolando di tanto in tanto con un mestolo di legno, proseguiamo la cottura per una quindicina di minuti.

Aggiungiamo quindi il mais e, mescolando a fiamma dolce, lasciamo passare altri cinque minuti; perfetto, la nostra Potìa di Zucca è pronta! Serviamola ai nostri ospiti ancora calda, magari accompagnandola ad un buon calice di Barbera d’alba: buon appetito!

Mirco Spadaro

Classe '98, rivolese di nascita, frequenta il corso di Lettere Antiche a Torino, sotto il simbolo della città. Tra viaggi e libri, è innamorato della tecnologia e della scrittura e cerca, tra articoli e post su siti e giornali online, di congiungere queste due passioni, ora nella sua "carriera" come scrittore, ora con il "popolo di internet".

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