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Inaugurato il Mercato Centrale, nuovo tassello nella storia di Porta Palazzo

TORINO. Sabato 13 aprile è stato inaugurato a Torino, all’interno della discussa struttura conosciuta come “Centro Palatino” o, dal nome del progettista, come “Palafuksas”, il nuovo Mercato Centrale, tassello del più ampio piano di recupero e di riqualificazione dell’area di Porta Palazzo, da tempo sofferente per i noti problemi di sicurezza che attanagliano la zona.

Dopo dieci mesi di lavori e sei milioni di euro di investimenti, il progetto “Mercato Centrale Torino”, che ripropone in chiave torinese una formula già sperimentata a Firenze e Roma, ha dunque visto la luce, mostrandosi alla stampa e al pubblico alla presenza delle autorità e degli imprenditori che l’hanno ideato e portato a realizzazione.  

Nato da un’idea di Umberto Montano, imprenditore attivo nella ristorazione, e dall’esperienza del gruppo “Human Company” della famiglia Cardini-Vannucchi, leader nel settore del turismo all’aria aperta, il progetto Mercato Centrale poggia su tre linee guida, l’artigianalità dei prodotti, la vocazione culturale e il legame con il territorio: nelle dichiarazioni dei suoi ideatori, infatti, questo spazio non vuole essere percepito solo come un luogo dove “mangiare e fare la spesa”, ma anche come un punto di aggregazione inserito nel tessuto cittadino, dove “cultura e cibo si incontrano”.

L’edificio, che occupa una superficie di 4500 metri quadrati, si articola su tre livelli: il piano terra accoglie 26 botteghe tra artigiani del gusto e spazi per la ristorazione e la caffetteria; al secondo livello, accanto alle attività del settore dell’abbigliamento legate alla precedente gestione del Centro Palatino, troviamo gli ambienti pensati per la formazione, una scuola di cucina, il laboratorio dei formaggi di Beppino Occelli, la torrefazione didattica di Franco Mondi e l’aula didattica del Mercato Centrale; il terzo piano, provvisto di ampie vetrate da cui si gode un magnifico panorama sull’area di Porta Palazzo, contornata da monumenti simbolo della storia sabauda e cattolica di Torino, dalla cupola della Basilica Magistrale dell’Ordine Mauriziano al campanile del Duomo, è stato infine concepito per ospitare eventi culturali, conferenze, incontri, dibattiti e momenti di intrattenimento.

Esplorando il primo livello del Mercato Centrale spicca, subito a fianco dell’ingresso, la bottega di Raffaele D’Errico, che sforna il “Pane di Porta Palazzo”, poi il mulino, affidato a Mattia Giardini e Alberto Iossetti di ViVa La Farina, lo spazio riservato alla macelleria, dove il legame con le tradizioni alimentari del Piemonte, suggellato dalle carni bovine di razza piemontese di Marco Martini, si unisce alle proposte di carne toscana di Enrico Lagorio e della famiglia Savigni. Si prosegue il tour del gusto con i gelati dell’artigiano torinese Alberto Marchetti, i formaggi di Beppe Giovale e Beppino Occelli, che accanto alla sua bottega ha allestito un’affascinante riproduzione di un tipico ambiente per la stagionatura dei formaggi, il tartufo di Luciano Savini con Aurelio Barbero, il Trapizzino di Stefano Callegari, la pasta fresca di Egidio Michelis, il fritto di Martino Bellincampi, le specialità dolciarie di Carmelo Pannocchietti, il pesce di Valerio Lo Russo, la pizza di Marco Fierro, il girarrosto di Alessandro Baronti e il vino di Luca Boccoli.

Sempre al piano terra, oltre allo Spazio Temporary, a disposizione di piccoli produttori che, a turno, avranno l’occasione di farsi conoscere, operano gli chef del Mercato Centrale Torino, che propongono anche format inediti: Davide Scabin, con Carbone Bianco per Scabin, che prevede cotture esclusivamente a carbone, Marcello Trentini (Magorabin), con una linea di cucina vegetariana, e la Farmacia del Cambio.

Il fitto calendario di eventi culturali elaborato dal Mercato Centrale non troverà spazio solo al secondo piano, ma anche nell’area sotterranea, dove sono nuovamente visibili le due storiche ghiacciaie risalenti al Settecento, magistralmente recuperate e destinate a divenire un’attrazione turistica. Come annota il Craveri nella sua “Guida dei forestieri per la Real Città di Torino” del 1753, sotto i bastioni sorgevano “le fosse (avvallamenti in parte naturali e in parte artificiali forniti d’acqua da un canale scaricatore), dove si forma il ghiaccio, che si adopera d’estate a rinfrescare le bevande, il quale viene poi trasnmesso ne’ propri Conservatorij delle Regie Ghiacciaie”.

Le storiche ghiacciaie nell’area sotterranea del Mercato Torino

L’apertura del Mercato Centrale Torino, parte integrante del piano di riqualificazione di Porta Palazzo, intende restituire alla fruibilità di torinesi e turisti un distretto urbano che sino al primo Ottocento era posto ai margini della città e che sviluppò la propria vocazione commerciale, come sede del più pittoresco e vivace mercato torinese, riprodotto infinite volte da una folta schiera di pittori piemontesi, da Lorenzo Delleani a Enrico Reycend, a partire dal 1835, quando, per contrastare l’infierire del colera, con un “Manifesto vicariale” si soppressero i tradizionali mercati di piazza delle Erbe, odierna piazza Palazzo di Città, e piazzetta del Corpus Domini ordinandone il trasloco proprio a Porta Palazzo. Sin dal Settecento, comunque, la porzione di piazza sita allo sbocco di via Milano, con gli isolati realizzati dopo il 1732 su disegno di Filippo Juvarra, ospitava un piccolo mercato e non a caso l’area, denominata piazza d’Italia, era significativamente detta “piazza della Frutta”.  

Il vasto spazio urbano, in origine intitolato al duca Emanuele Filiberto di Savoia, poi ribattezzato “piazza della Repubblica”, ma chiamato popolarmente dai torinesi Porta Palazzo, venne realizzato su progetto di Gaetano Lombardi, Giuseppe Formento e altri architetti (i cui interventi si succedettero dalla Restaurazione sino al 1837) con l’intento di ricucire lo “strappo” creato nel tessuto cittadino con lo smantellamento, imposto da Napoleone, delle fortificazioni e della cinta bastionata.  

Il carattere variopinto e popolare del mercato, tutt’oggi percepibile, appare ben rappresentato nelle parole del poeta torinese Guido Gozzano, che definiva Porta Palazzo come “la gran cuoca di Torino”, per l’abbondanza e varietà di merci e di cibi che si potevano trovare in questa “piazza immensa” aperta al fondo di via Milano, dove “i tramvai e le carrozze si arrestano tra una folla densa, varia, turbinosa, dove il vociferare copre le parole con un fragorio continuo e assordante di selvaggio tam-tam”, un luogo in cui sorge un “villaggio intero dagli edifici di legno, di tela, di cemento, con le vie regolari tra banco e banco, diviso e suddiviso in quartieri secondo la varietà delle merci”.

E la tipologia di queste merci, nella descrizione di Gozzano, appare “infinita, tale da soddisfare i desideri più strambi ed opposti”, dal buongustaio desideroso di pesci prelibati alla sartina in cerca di un serto di rose finte per il cappello, sino al collezionista di antichità, ma, in questo quadro grandioso, la nota predominante, come ai nostri tempi, è quella gastronomica, con i banchi delle verdure che si succedono all’infinito confondendosi in un “solo mare dalle tinte perlacee e delicate”, la fragranza dei frutti che “muore nel fetore acre della carne macellata”, agnelli, maiali, vitelli, schiere di polli, faraone, fagiani, e infine la sezione ittica, con banchi “di marmo candido, tra blocchi di ghiaccio e rigagnoli d’acqua, su cui sono rovesciati  a migliaia i pesci che le reti han tratto ieri sera dal Tirreno e dall’Adriatico”.

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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